buonasera!
ed eccoci di nuovo a parlare d'argomenti particolari che forse già sapete, oppure no, ma ok, forse gia' avete immaginato dove vado a parare.. molti intellettuali e personaggi dello spettacolo che oggi osanniamo/aduliamo hanno fatto parte della R.S.I. e del fascismo d'origine.
...come dicevo, moltissimi personaggi hanno servito l'emblema del fascio, alcuni per convinzione, alcuni solo per carriere(arrivando persino a rinnegare questo loro operato) che poi negli anni del dopoguerra sono diventati conduttori televisivi, giornalisti, membri di chissa' quali societa' segrete..questa sera vi parlo solo di alcuni di loro come per esempio:
-Raimondo Vianello
-Giorgio Albertazzi
-Dario Fo'
-Licio Gelli
-Marcello Mastroianni
-Giovanni Spadolini
-Ugo Tognazzi
Come sapete la Repubblica di Salo' nasce dopo la spaccatura politica-militare dopo il voto di sfiducia da parte del Gran Consiglio del Fascismo con il conseguente arresto di Mussolini con una durata che va dal settembre 1943 e l'aprile del 1945, principalmente voluto da Adolf Hitler per controllare e supportare tramite Benito Mussolini il rallentamento delle truppe alleate.
Salò perche' appunto, la sede del Governo era situata a Salo' appunto, in provincia di Brescia, sul Lago di Garda ed intorno dislocati tutti i vari ministeri..
Raimondo Vianello: fu' bersagliere volontario della Rsi, da alcune dichiarazioni sul suo passato si sa' che vi aderì per ribellione verso il colonnello comandante che il 12 settembre, con un piede già sulla macchina carica di roba, lo chiamò per dirgli a bassa voce come fosse una confidenza: "Vianello, si salvi chi può!" Onore a te, camerata, riposa in pace».
La storia continua con Mirko Tremaglia, che su Raimondo racconta: «Vianello era con me al campo di prigionia di Coltano, vicino Pisa, nell’estate del ’45. Eravamo 36 mila della Repubblica sociale. Non ha mai rinnegato la sua storia. Come Tognazzi. Come Walter Chiari. Come Giorgio Albertazzi».
..altre dichiarazioni su come dei personaggi che servivano l'RSI siano stati figli di una parabola che il futuro gli avrebbe coperti di gloria: «Gli americani che comandavano il campo ci tenevano alla fame. E per punirci ci mettevano nella "fossa dei fachiri", piena di pietre aguzze, a piedi nudi». Successivamente pero' il tempo non è passato invano e ha levigato il ricordo di quelle pietre aguzze: «Loro, quelli di noi che sono diventati personaggi di spettacolo, hanno contribuito molto alla pacificazione, ci hanno avvicinato alla gente». Oggi pero' nonostante il tempo passato si fa fatica a calare un mito televisivo dell’Italia postbellica all'intero di quella tragedia collettiva che stava concludendo la sua parabola nei "fascist criminal camp" raccontati da Roberto Mieville, mito letterario dei giovani negli anni Sessanta e Settanta.
-qui un ingrandimento di Vianello con l'Uniforme della RSI.. (si riconoscano le classiche mostrine dal collo:
Chissà se il nostro Raimondo vestiva un uniforme come quella in questa foto? Di principio e’ di bersagliere RSI..
Giorgio Albertazzi: secondo delle sue dichiarazioni sulla sua storia:
«E certo mi danneggiò enormemente nel cinema, un certo cinema era tutto comunista». Poi fa capire la diiversa strada di Vianello: «Raimondo era d’istinto quello che si diceva un attore brillante, se uno pensa alla scena di Tarzan o all’indimenticabile Un due tre"...». Nel piccolo universo blogger della destra nostalgica e a tratti persino ingenua, l’«attor brillante » ritrova infine il giovane bersagliere. «Non ha mai rinnegato» (Vovò). «Soldato che mai ha ritrattato la propria appartenenza » (Johnny). «Chiari, Tognazzi ed ora lui: dopo la Rsi la tv, ed ora continueranno anche da lassù» (eja-Gio). «Portava con sé l’umanità e la simpatia di tanti giovani fascisti che nell’Italia dopo il 1945 dovettero lavorare duro e mandare giù rospi incredibili per andare avanti» (Quinto Fabio Massimo). Ci sono percorsi dove la piccola storia popolare incontra la Storia con la maiuscola. Dieci anni fa, uno studioso di sinistra famoso come Roberto Vivarelli, pubblicando il libro di memorie «La fine di una stagione», confessò: «Sono stato un fascista repubblicano a 13 anni e non me ne pento» (dove l’assenza di pentimento era sottolineata anche da quel repubblicano in luogo dello spregiativo repubblichino). Mazzantini, commentando quella confessione, si rammaricò che non fosse avvenuta prima, quando «certi giudizi storici potevano ancora essere modificati». Poi aggiunse: «Se oggi mi venisse riproposta la scelta, alla luce di tutto ciò che ho imparato, sceglierei ciò che scelse la maggioranza degli italiani e fu sintetizzato da una scritta apparsa a Trastevere: nun volemo né tedeschi né americani fatece piagne da soli». Vianello, rimarginate le cicatrici di Coltano, aveva scelto di farci sorridere.
LICIO GELLI.."IL VENERABILE GRAN MAESTRO"
non c'è bisogno di tante presentazioni per questa figura piena di misteri e curiosita' storico politiche..che passa alla storia come il fondatore della Loggia P2
COMBATTENTE PER FRANCO. Gelli all'epoca è appena diciassettenne ma decide lo stesso di unirsi ai volontari fascisti impegnati a sostenere Francisco Franco nella repressione della nascente democrazia spagnola. Licio è il più giovane legionario del contingente e si distingue in un'azione pericolosa. Viene decorato da Franco in persona. Nella guerra muoiono in tanti: anche il fratello maggiore Raffaello. È un fatto traumatico, che segna la psicologia del giovane: ai suoi occhi di balilla i "comunisti" diventano il male assoluto che sta distruggendo l'Europa.
Dopo la morte del fratello, Licio viene rimpatriato. «Il secondo fatto importante della mia vita avvenne quando tornai. Il Duce mi ricevette a Palazzo Venezia» raccontava. Le immagini di quell'incontro erano ancora vivide nella memoria di Gelli che quasi 90enne raccontava: «Mi fecero entrare nel salone del Mappamondo. Sentii chiamare: "Vieni avanti". Mi voltai di scatto, vidi Mussolini, provai un'emozione enorme… Lo salutai battendo i tacchi. Mi venne incontro e mi abbracciò. Disse: "La tua famiglia ha dato un grosso contributo di sangue alla causa fascista. Ora dimmi: cosa vuoi fare del tuo futuro? Vuoi continuare a impegnarti?". Mi propose di frequentare i corsi del Centro di preparazione politica per i giovani. Accettai con entusiasmo».
ISPETTORE FASCISTA:
Il 10 giugno 1940 Mussolini annuncia l'entrata in guerra al fianco della Germania. Gelli non deve attendere molto perché gli venga affidato un incarico: ispettore per l'organizzazione dei Fasci di combattimento a Càttaro, un paesino del Montenegro che controlla un tratto di costa di importanza strategica. Così, nel luglio del 1940, Gelli parte. Il suo lavoro è molto simile a quello che oggi si potrebbe definire di intelligence. Licio è poco più che un ragazzo, ma già così giovane apprende la seconda componente fondamentale su cui costruirà il suo potere: il valore dell'informazione. È nel periodo passato nell'intelligence fascista che Gelli impara ad archiviare dati, a raccoglierli, a classificarli. A quegli stessi anni risalirebbe un evento quasi leggendario della vita di Gelli. Nel 1942 si sarebbe infatti impadronito di una parte del tesoro della Banca nazionale serba. Secondo alcune ricostruzioni, gli venne affidato il compito di recuperare e trasportare in Italia il tesoro di re Pietro: 60 tonnellate di lingotti d'oro, 2 di monete antiche, 6 milioni di dollari e 2 milioni di sterline che gli uomini del Sim (il servizio segreto fascista) avevano prelevato dai forzieri della Banca nazionale serba e nascosto in una grotta.
un berretto simile a questo, lo si puo' vedere nella foto da tesserato del fascio di Gelli
-QUI VI METTO IL LINK DOVE POTETE TROVARE TUTTA LA STORIA DI GELLI: https://www.focus.it/cultura/storia/licio-gelli-morto
Dario Fo': da alcune fonti si dice fu fascista, e pure volontario nella R.S.I., seecondo una sentenza del Tribunale fu anche un rastrellatore, avendo preso parte alle azioni militari del Battaglione Azzurro di Tradate in cui era inquadrato. In qualche modo Fo poi cercò di nascondere la sua militanza nelle file del fascismo. Portò in Tribunale addirittura il quotidiano Il Nord che lo definì, appunto, fascista e rastrellatore. "È certo che Fo ha vestito la divisa del paracadutista repubblichino nelle file del Battaglione Azzurro di Tradate. Lo ha riconosciuto lui stesso – e non poteva non farlo, trattandosi di circostanza confortata da numerosi riscontri probatori documentali e testimoniali – anche se ha cercato di edulcorare il suo arruolamento volontario sostenendo di avere svolto la parte dell’infiltrato pronto al doppio gioco. Deve ritenersi accertato che delle formazioni fasciste impegnate nell’operazione in Val Cannobina facessero sicuramente parte anche i paracadutisti del Battaglione Azzurro di Tradate. ( … ) Non è altrettanto certo, o meglio è discutibile, che vi sia stato impiegato Dario Fo. Ma (…) la milizia repubblichina di Fo in un battaglione che di sicuro ha effettuato qualche rastrellamento, lo rende in certo qual modo moralmente corresponsabile di tutte le attività e di ogni scelta operata da quella scuola nella quale egli, per libera elezione, aveva deciso di entrare. È legittima dunque per Dario Fo non solo la definizione di repubblichino, ma anche quella di rastrellatore".
Dapprima disse di aver firmato l'arruolamento "per necessità", poi di essere una sorta di infiltrato. "Io repubblichino? - raccontò a Repubblica nel 1978 - Non l'ho mai negato. Sono nato nel '26. Nel '43 avevo 17 anni. Fin a quando ho potuto ho fatto il renitente. Poi è arrivato il bando di morte. O mi presentavo o fuggivo in Svizzera''. Eppure il giudice è stato chiaro nel dire che Fo fu "moralmente corresponsabile di tutte le attività e di ogni scelta operata da quella scuola nella quale egli, per libera elezione, aveva deciso di entrare". Amen.
-QUI VI METTO IL LINK DOVE POTETE TROVARE TUTTA LA STORIA DI DARIO FO:
..per queste due figure auliche della nostra storia non credo serva spiegare, parlano da sole le immagine e i milioni di articoli, libri, documentari... D'ANNUNZIO e FILIPPO T. MARINETTI
spero ancora che con questo mio altro articolo vi si stuzzichi l'interesse per queste figure storiche ed immortali del cinema, della cultura.. della televisione e dell'arte, che tanto hanno da raccontare, anche se negativo/positivo, rimarranno sempre vive e impresse nel nostro quotidiano
Molto interessante e ben argomentato anche il tuo post. Sì, con un "distinguo" importante fra i nominati. Chiara e "netta" la posizione di Vianello, Tognazzi in primis, ma anche Albertazzi pro fascismo e suoi combattenti nella RSI, che non hanno mai rinnegato le loro idee, così come quella invece "rivista" di anti-fascista e di sinistra "convinto" di Dario Fò, mentre neutra se vogliamo fu quella di Spadolini, che in realtà più che un fascista, fu un liberale sotto il fascismo, che poi trovò una giusta collocazione per il suo essere proprio nel PRI (partito di centro-destra), mentre assai diversa è quella di Licio Gelli, che deviò completamente un'organizzazione massonica la "P2" verso gli ambienti della destra eversiva negli anni '60-'70,…